Campionato Serie A
Al termine di questa stagione sportiva arriva una retrocessione clamorosa che è da definirsi tale e sconcertante non tanto in
quanto avvenuta, ma per le modalità. Per raccontarne l’essenza dobbiamo partire dalla fine, da quanto avvenuto all’ultima giornata. Già decise due
delle tre retrocesse, cioè il Genoa penultimo e il neopromosso Venezia ultimo, a contendersi l’unico posto rimasto nella massima categoria
rimangono due squadre, cioè il Cagliari, terzultimo e la Salernitana, quartultima con la classifica che vede questi ultimi avvantaggiati di due
punti.
Il calendario li vede impegnati contro una squadra dodicesima in classifica che nulla ha da chiedere al campionato cioè
l’Udinese, e con, per giunta, il favore del fattore campo. A questo va anche aggiunto il fatto che la Salernitana è in un momento di forma
ascendente, nessuna sconfitta nelle ultime sette partite disputate e massimo assoluto incremento in classifica rispetto al girone di andata, ben
nove punti in più conquistati nel girone di ritorno, nessuno ha fatto meglio. Di contro il Cagliari, che gioca in casa dell’ultima in classifica,
come detto il Venezia, altra squadra certamente senza obiettivi. L’unico vantaggio per i rossoblù è dato dal fatto che un possibile arrivo a pari
punti con la Salernitana li premierebbe. Cosa che obbliga la squadra campana a vincere per porsi al riparo da qualsiasi sorpresa e che, per lo
stesso motivo, non garantisce niente di certo ai rossoblù nemmeno una vittoria e niente di certo alla Salernitana in caso di pareggio.
In questi casi si dà per scontato che le motivazioni superiori di Salernitana e Cagliari rispetto alle avversarie di turno portino una immancabile
vittoria per entrambe, con il Cagliari a retrocedere. Invece accade, incredibilmente, che la Salernitana crolli di schianto al cospetto degli
avversari, chiudendo la gara su un umiliante 0-4 di fronte a spalti gremiti di tifosi. Un andamento, insomma, che dava al destino la possibilità
di servire su un piatto d’argento la possibilità della conferma della categoria per il Cagliari. Il quale, di risposta a una simile ghiotta
opportunità, si comportava in maniera ancora più sconcertante degli antagonisti perchè, alle notizie più che rassicuranti da Salerno, dove, già al
34’, l’Udinese era in vantaggio 2-0, punteggio che obbligava la Salernitana a realizzare tre reti per essere certa della salvezza, contrapponeva
una partita insipida e insignificante a Venezia, giocata senza mordente e senza determinazione, con ritmi non già da partita decisiva da giocare
alla morte, ma da incontro amichevole estivo. Senza mai cambiare passo, nemmeno dopo l’intervallo, con le notizie da Salerno che raccontavano di
un’altra rete dell’Udinese che, per giunta, sbagliava pure un calcio di rigore.
La conclusione di tutto questo, un paradosso calcistico,
è che a Salerno, dopo il triplice fischio di Venezia i tifosi di una squadra sconfitta in casa 4-0 in casa festeggiavano una grande impresa
sportiva, considerato l’andamento in campionato della squadra campana e la sua straordinaria rimonta, con un punticino di vantaggio in classifica
su un Cagliari non andava oltre il nulla di fatto in quanto il Venezia, impegnandosi per quelle che sono le giuste regole di una contesa sportiva,
otteneva senza eccessivi sforzi uno 0-0 finale, chiudendo un trittico di partite senza sconfitte dopo un campionato di sofferenza. Per la
disperazione dei tifosi rossoblù che hanno seguito e sostenuto con passione ed entusiasmo il Cagliari nel suo difficile momento anche nelle ultime
tre trasferte, su campi certamente non proibitivi (Genoa, Salernitana e Venezia le avversarie) dove si sono raccolti due soli punti e realizzata
la miseria di una rete.
Per il Cagliari, alla luce di questo finale, ma anche del resto del campionato, giocato su livelli di assoluta
mediocrità, è una retrocessione che brucia ma che non si può certo definire immeritata e inattesa, anche ampliando le vedute per quello che è
stato l’andamento non solo riferito a questo campionato, ma anche, quantomento, al precedente, al punto da potere definire questo insuccesso come
il frutto di uno sciagurato, folle e incredibile disegno autolesionistico, considerato il fatto che in questo campionato, incredibilmente
livellato verso il basso come non mai, sarebbe bastato chiudere a quota trentuno punti, uno in più di quelli conquistati. Ampliando ancora di più lo
sguardo, notiamo che dalla partita Sassuolo-Cagliari della 15ma giornata del campionato 2019/20, pareggiata 2-2 domenica 8 dicembre 2019, con il
Cagliari quarto in classifica, è seguito un crollo pressoché verticale che parla di novantanove partite disputate con ben cinquantadue sconfitte contrapposte ad
appena diciotto vittorie e condite da ventinove pareggi, numeri da brividi che parlano di una media campionato di circa trenta punti e che si commentano da soli.
In sede di mercato, arrivano dal campionato francese, ma con precedente esperienza nella nostra Serie A, l’olandese Strootman, in prestito
dall’Olympique Marsiglia e il brasiliano Dalbert, calciatore del Rennes di proprietà dell’Inter. Con essi l’attaccante senegalese Keita, di
proprietà del Monaco, la stagione precedente in prestito alla Sampdoria in Serie A, da cui viene acquistato anche il giovane difensore slovacco
Obert, e un altro giovane difensore, Bellanova, di proprietà del Bordeaux, la stagione precedente in prestito al Pescara in Serie B. Altri
movimenti riguardano gli arrivi del centrocampista Grassi in prestito dal Parma e del difensore Altare, acquistato dall’Olbia. Rientrano dai
prestiti Ceter, compagno di squadra di Bellanova la stagione precedente, Faragò, dal Bologna, Farias, dallo Spezia, Ladinetti, anch’egli
dall’Olbia e Oliva, dal Valencia, tutti calciatori non facenti parte del progetto tecnico del Cagliari e che si renderanno protagonisti solo di
qualche sporadica comparsata in campo, tra campionato e Coppa Italia, durante la loro permanenza.
Farias e Oliva rescinderanno il
contratto con il primo che passerà al Benevento in B e il secondo che andrà in Argentina mentre Faragò e Ladinetti rimarranno sempre di proprietà
del Cagliari ma giocheranno rispettivamente in B con il Lecce e ancora ad Olbia. Obert, preso per rinforzare la squadra Primavera, che si renderà
protagonista di una splendida stagione terminata alle semifinali scudetto, verrà anche aggregato alla prima squadra riuscendo anche ad esordire in
campionato. Con l’obiettivo di rinforzare la difesa, viene ingaggiato lo svincolato uruguayano Caceres, la precedente stagione in forza alla
Fiorentina. Per quanto riguarda le cessioni, molte di essere riguardano prestiti. Quella di Simeone che, dopo una presenza in campionato e una in
Coppa Italia, andrà al Verona rendendosi protagonista di una grande stagione, e quelle di Tripaldelli, Cerri, Luvumbo, Tramoni e Caligara,
tutti in Serie B, rispettivamente alla Spal, al Como (sia Cerri che Luvumbo), al Brescia e all’Ascoli. Rientrano per fine prestito Sottil e
Duncan alla Fiorentina, Rugani alla Juventus e Calabresi al Bologna. Il ruolo di secondo portiere, con la partenza di Vicario all’Empoli,
anch’egli in prestito e che anch’egli sarà protagonista di un’ottima stagione, viene preso da Radunovic, acquistato dall’Atalanta. Per concludere,
Klavan torna in patria e Asamoah rimane svincolato. Immancabile il tormentone estivo visto negli ultimi anni per il rinnovo del contratto del
belga Nainggolan il quale, nonostante la volontà di restare in Sardegna, non trova un accordo con la società e torna in patria per giocare
nell’Anversa.
Dopo l’avvio della stagione ufficiale con la disputa del primo turno di Coppa Italia, superato a danno del Pisa, arriva
l’esordio in campionato, con la novità nell’elaborazione dei calendari data dalla sequenza delle partite del girone di andata diversa da quelle
del girone di ritorno, con la squadra agli ordini dello stesso allenatore con la quale si era chiusa la stagione precedente, cioè Semplici.
Debutto che avviene alla Sardegna Arena contro lo Spezia e dal quale ci si aspetta una convincente vittoria ma il responso del campo sarà ben
diverso perché si pareggia 2-2 in rimonta dopo essere stati sotto 2-0. Le due successive prestazioni, se possibile, sono ancora più scoraggianti.
Una pesante sconfitta sul campo del Milan con un 4-1 finale già maturato alla fine del primo tempo e una sconfitta interna al cospetto del Genoa
con svolgimento diametralmente opposto rispetto a quanto avvenuto contro lo Spezia, con il Cagliari in vantaggio 2-0 e rimonta dell’avversario che
si impone 3-2. Un avvio del campionato che convince il presidente Giulini, forse mai del tutto convinto nella scelta di confermare l’allenatore
del finale di stagione scorsa, ad un avvicendamento nella guida tecnica della squadra che passa, così, sotto il comando di Mazzarri, tecnico di
esperienza e dalla buona carriera che, tra le altre cose, aveva avuto una fugace esperienza nel Cagliari come calciatore nella stagione 1982/83.
L’esordio, come spesso accade in questi casi, è incoraggiante con i rossoblù brillanti e autoritari che impongono il pareggio sul campo della
Lazio, con qualche rimpianto per la mancata vittoria. Ma questa prestazione incoraggiante non avrà seguito, tant’è che già il successivo incontro
casalingo contro l’Empoli, l’altra neopromossa, designato come trampolino di lancio per una rimonta in classifica, vedrà un’altra cocente
sconfitta che va un po’ a disegnare quello che sarà il campionato del Cagliari, con la squadra costantemente impegnata sui bassifondi della
classifica e una quantità di delusioni esponenzialmente superiore alle soddisfazioni. Il successivo incontro casalingo, due settimane dopo, contro
il Venezia, dà un’ulteriore identificazione in negativo su quello che sarà il prosieguo della stagione, visto che, nemmeno in questo caso, si
vincerà uno scontro diretto, poiché arriva un deludente pareggio. Vittoria, la prima in campionato, che arriva il turno successivo a danno della
Sampdoria. Che non serve, neppure in questo caso, a fare decollare la squadra perché seguiranno quattro sconfitte consecutive che faranno
immancabilmente precipitare la squadra all’ultimo posto.
Il Cagliari tenta di rialzarsi ma le quattro successive partite frutteranno
altrettanti pareggi che, certamente, non danno un sostanziale cambiamento alla classifica. Uno scossone alla stagione lo danno le ultime tre
partite del girone di andata. Uno scossone in negativo perché si tratta di tre sconfitte mortificanti. La prima sul campo dell’Inter, che si
impone 4-0 in una partita senza storia che si rivela un tiro al bersaglio contro il portiere, che neutralizza anche un calcio di rigore. Identico
punteggio che si verifica il turno successivo quando ad imporsi alla Sardegna Arena è l’Udinese, agevolata, in occasione della prima rete, da una
clamorosa incertezza di uno dei suoi più esperti uomini, Godin. Un’Udinese che passeggia in campo su un cumulo di macerie, una squadra senz’anima
che viene strapazzata senza che si veda la minima reazione o il minimo orgoglio. Il girone di andata, ultimo impegno dell’anno solare 2021, si
conclude con un’altra immancabile sconfitta sul campo della Juventus con ultimo posto in classifica evitato solo perché il Covid impedisce lo
svolgimento della partita della neopromossa Salernitana, unica squadra a seguire in classifica il Cagliari, che successivamente vincerà la gara di
recupero.
In attesa del riavvio del campionato, previsto per il 6 di gennaio, si cerca di correre ai ripari col mercato di riparazione,
non prima che Godin e Caceres pagassero per tutti con la messa fuori rosa e la cessione che seguirà di lì a poco con Caceres che andrà in Spagna e
Godin in Brasile. Gli altri movimenti riguardano il rientro dai prestiti degli attaccanti Gagliano, era all’Avellino in C, e Luvumbo, che
viene aggregato alla squadra Primavera; quindi il prestito del difensore Lovato dall’Atalanta e l’acquisto di un altro difensore, Goldaniga dal
Sassuolo e del centrocampista Baselli dal Torino. Fa qualche comparsata in prima squadra anche il greco Kourfalidis, difensore della Primavera.
Dal basso della sua classifica fatta di soli dieci punti, di un’unica vittoria in campionato, di una difesa perforata in diciotto delle diciannove
partite e di un attacco sterile, il Cagliari tenta una difficile rimonta nel girone di ritorno condizionata anche dalla partenza di Keità per la
Coppa d’Africa e dagli infortuni di Nandez, Rog, Strootman e Walukiewicz. E la svolta, nel girone di ritorno, pare esserci, perché parte con due
vittorie consecutive e con le prime otto partite, una sola persa, che portano quindici punti, un quantitativo di una volta e mezza superiore a
tutti i punti conquistati nel girone di andata e con prestazioni e risultati di rilievo come il pari faticosamente ottenuto alla Sardegna Arena
dal Napoli e le vittorie esterne sul campo del Torino ma soprattutto su quello dell’Atalanta, sconfitta per la quarta volta nelle ultime cinque
trasferte a Bergamo.
Questi risultati, naturalmente, rinvigoriscono la classifica e si esce momentaneamente dalla zona retrocessione ma
la situazione non è comunque tranquilla anche perché ci sono ancora cinque partite rinviate causa covid da recuperare. La poca tranquillità si
trasforma in pericolo perché arrivano altre cinque sconfitte consecutive che, naturalmente, mettono il Cagliari nei guai. Una regressione, oltre
che nei risultati, anche nelle prestazioni, che riportano il Cagliari indietro ai tempi della fine del girone di andata. Tra le più gravi battute
d’arresto, quella sul campo dello Spezia, altro scontro diretto dove gli avversari si impongono nettamente e la sconfitta di Udine, un’altra
umiliazione sotto forma di un punteggio di 5-1 che porta un complessivo di 9-1 nelle due partite contro i friulani, primato negativo nella storia
in Serie A del Cagliari.
Alla 33ma giornata si ha l’ultimo sorriso in questo disgraziato campionato, per effetto del successo casalingo
contro il Sassuolo, che pare il giusto preludio per un finale di campionato in crescendo, anche in vista di un calendario che vede un solo impegno
difficile nelle ultime cinque gare, ma che sarà, viceversa, l’inizio del crollo. A partire dalla successiva sconfitta ancora in uno scontro
diretto, stavolta sul campo del disperato Genoa, fino a quel momento vincitore di due sole partite, che bissa la vittoria contro il Cagliari del
girone di andata, a cui segue un’altra grave sconfitta interna contro il Verona, squadra senza grandi motivazioni di classifica, che vince
meritatamente.
Questo risultato, combinato con la successiva vittoria infrasettimanale di recupero della Salernitana, porta i campani,
autori di una clamorosa rimonta, a scavalcare il Cagliari che diventa, così, terzultimo e porta anche al tardivo esonero del deludente Mazzarri,
mai davvero entrato in sintonia con la squadra e mai apparso davvero di cambiare passo né nei risultati né nelle prestazioni.
Con lo
scontro diretto previsto a Salerno la giornata successiva, che sarebbe da vincere a tutti i costi, la squadra viene affidata ad Agostini, tecnico
della Primavera protagonista di un grande campionato. Ma contro la lanciatissima squadra campana il massimo che riesce ad ottenere il Cagliari è
un pareggio e la situazione diventa, sportivamente parlando, drammatica all’indomani della successiva partita, penultimo impegno di campionato,
persa in casa contro l’Inter, lanciatissima anch’essa nell’inseguimento alla capolista Milan nella lotta per lo scudetto, prima dello scellerato
epilogo con la mancata vittoria di Venezia.
La restante storia del campionato parla di una lotta per lo scudetto che ha coinvolto
soprattutto tre squadre, cioè l’Inter, campione in carica, il concittadino Milan e il Napoli ed è stata avvincente ed equilibrata come non
accadeva da diversi anni. Questo perché queste tre formazioni, pur andando ad un passo spedito, incontravano, a turno, qualche battuta d’arresto
che, per così dire, rimescolava più volte le carte in tavola dando suspence ed incertezza. La partenza più convincente è quella del Napoli che
vince le prime otto partite ma che riesce a stare in solitaria in testa solamente in cinque delle prime tredici giornate, dove perde una sola
volta, a testimonianza ulteriore dell’equilibrio in vetta. Ad ogni buon conto, il dominio del Napoli dura per le prime quindici giornate, dove è
sempre stato in testa, sette volte delle quali da solo, prima che la sconfitta interna ad opera dell’Atalanta della 16ma giornata lo porti per la
prima volta fuori dal primo posto in maniera sostanzialmente definitiva, visto che da quel momento il Napoli toccherà la vetta solamente alla 27ma
giornata, peraltro non da solo.
Nella prima parte del campionato si distingue per la sua regolarità il Milan che, pur toccando la testa
della classifica da solo esclusivamente alla 16ma giornata, affianca sempre il Napoli in vetta quando questi non riescono a staccarsi mentre
l’Inter, partita un po’ a rilento, dà la sua massima accelerata a cavallo tra la fine del girone di andata e l’inizio di quello di ritorno,
occupando la vetta in solitaria dalla 17ma alla 24ma in quella che appariva come la fuga buona, visto che in questo lasso di tempo né il Napoli,
attardato da troppe incertezze casalinghe, dove verrà sconfitto cinque volte, spesso da avversari non trascendentali, né lo stesso Milan, che
incontrava due sorprendenti sconfitte casalinghe con avversari teoricamente inferiori come Sassuolo e Spezia, parevano essere in grado di stare al
suo passo. Anche per quello che diceva la classifica, con il massimo vantaggio alla 23ma giornata dell’Inter sulla coppia Milan-Napoli arrivato a
quattro punti con, per giunta, una partita da recuperare per la capolista.
Ma alla 24ma, vincendo lo scontro diretto, il Milan avvia la
sua rimonta anche grazie al netto rallentamento dell’Inter che, dopo una serie di dieci partite con nove vittorie e un pareggio, avviava una serie
di otto partite con due vittorie, quattro pareggi e due sconfitte (una delle quali, anche in questo caso, col Sassuolo in casa) che verrà
concretizzata, di fatto, con la inattesa sconfitta nella gara di recupero dell’Inter, sul campo del Bologna, che impediva ai nerazzurri di
scavalcare il Milan, in testa già dalla 25ma giornata e sempre in questa posizione fino alla fine del campionato, sempre da solo tranne, come
detto, affiancato dal Napoli alla 27ma.
Con questo successo, arrivato dopo undici stagioni, il Milan ottiene il suo 19mo scudetto
raggiungendo, per numero di vittorie, la stessa Inter, che si doveva accontentare della vittoria in Coppa Italia e in Supercoppa Italiana, sempre
sconfiggendo quella che finirà al quarto posto in classifica, alle spalle del Napoli, cioè la Juventus, E sarà questo quartetto a rappresentare
l’Italia nella prossima stagione europea nella massima competizione, la Champions League con le due romane, separate da un punto in più
conquistato dalla Lazio,a qualificarsi per la Europa League e la Fiorentina, ottima settima, a giocare nella neonata competizione denominata
Conference League la cui prima edizione è stata disputata in questa stagione ed ha visto l’affermazione della Roma, un risultato da sottolineare,
visto che una Coppa Europea non veniva conquistata da una squadra italiana dalla stagione 2009/10.
Dietro la Fiorentina, l’Atalanta,
che perde dopo anni un posto nelle Coppe Europee anche a causa del suo deficitario rendimento casalingo, appena venti punti e una vittoria in
diciannove gare contro i trentanove e dodici vittorie delle trasferte. Alle spalle dell’Atalanta, un sestetto di squadre di centroclassifica mai
state in grado di andare oltre ma che non hanno mai nemmeno corso concreto rischio di retrocessione, anche a causa della bassissima quota salvezza,
che ha coinvolto anche le liguri Sampdoria e Spezia che sono riuscite a spuntarla già a novanta minuti dal termine del campionato, in
contemporanea con la matematica certezza della retrocessione per il Genoa a fare compagnia al già condannato Venezia.
Tra i primati
stagionali in un campionato dove nessuna squadra ha mantenuto imbattuto il proprio terreno di gioco e dove tutte le squadre hanno vinto almeno una
gara esterna, segnaliamo il massimo rendimento esterno per il Milan, dove aveva il migliore attacco e il massimo rendimento interno per l’Inter,
primatista sia per reti segnate in assoluto che per reti segnate in casa. Per il Napoli migliore difesa in assoluto e migliore difesa esterna.
Il Cagliari si segnalava in negativo per il minor numero di vittorie interne e in positivo per il maggior incremento di punti nel girone di
ritorno rispetto a quello di andata (dieci punti nel girone di andata, venti in quello di ritorno) .
Per il Cagliari sono scesi in
campo un complessivo di trentatré calciatori, con Joao Pedro primatista sia per numero di presenze (trentasette) che per numero di reti (tredici)