La storia del Cagliari
Tutta la cronistoria rossoblù, partita per partita
2014/15
Campionato Serie A
Questa stagione 2014/15, l’undicesima consecutiva per il Cagliari in Serie A, parte con una novità che si potrebbe definire epocale. Dopo ventidue anni di presidenza, Cellino cede la società. L’acquirente è Tommaso Giulini, che parte subito con un colpo ad effetto, l’ingaggio di Zeman come allenatore. Colpo d’effetto senz’altro a livello mediatico. Decisamente meno per quelli che saranno i risultati sportivi.

Anche le novità nella rosa sono tantissime. Alcune cessioni sono pesanti dal punto di vista tecnico e i risultati ne risentiranno durante la stagione, perché non saranno rimpiazzati da elementi di pari livello. La partenza più importante è quella di Astori, che passa alla Roma. E sono pesanti anche le cessioni in attacco, in quanto andranno via sia Nenè, che va al Verona, da cui arriva Donsah, che Pinilla, che va all’Atalanta, dove va anche il portiere Avramov.

Oltre Astori, altri difensori a cambiare squadra sono Oikonomou, che va in Serie B,voluto da Lopez nel Bologna, da lui allenato, e Perico che va al Cesena. Benedetti rientra dal prestito al Bari ma verrà da loro ceduto nel mercato di riparazione alla Virtus Entella, sempre in Serie B. Quindi Cabrera che va in Portogallo e Ibraimi in Slovenia. Infine Vecino che rientra dal prestito all’Empoli e Adryan e Silvestri che vanno in Inghilterra, al Leeds United, squadra appena acquistata da Cellino.

I sostituti, come detto, non si riveleranno assolutamente all’altezza, anche perché, in buona parte, provengono dalla Serie B. In attacco, poi, si punta tutto su un giovane di grandi aspettative, cioè Longo, proveniente dal settore giovanile dell’Inter, che si rivelerà una assoluta delusione. Idem il brasiliano Rangel, proveniente dal Flamengo. Un po’ meglio altri due brasiliani, cioè Farias, proveniente dal Sassuolo e Joao Pedro, che proviene dal campionato portoghese. In difesa arrivano, tutti dalla Serie B, Balzano e Capuano dal Pescara e Ceppitelli dal Bari. Ancora dalla B arrivano i due nuovi portieri, cioè Cragno dal Brescia e Colombi dal Carpi e il centrocampista Crisetig, dal Crotone. Infine Diakitè dal campionato spagnolo, per l’esattezza dal Deportivo La Coruna.

L’arrivo del nuovo tecnico e i tanti acquisti, sono volti a far fare ai rossoblù un salto di qualità che, all’atto pratico, non avviene. Se non altro all’inizio della stagione il Cagliari si mantiene in linea di galleggiamento con quello che è l’obiettivo minimo stagionale, cioè la conferma della categoria. Ottenendo dei risultati contradditori. Tanto per cominciare, non si vince in casa, mentre in trasferta càpitano degli exploit clamorosi, tipo la vittoria sul campo dell’Empoli, un 4-0 maturato già nel corso del primo tempo o quella altrettanto roboante ottenuta sul campo dell’Inter, uno storico 4-1 maturato anch’esso nel primo tempo.

Dopo la vittoria di Empoli dell’8a giornata, con la classifica a parlare di una discreta media punti per la salvezza, il Cagliari accusa un lungo periodo di crisi che si porta fino all’inizio dell’anno nuovo, con la vittoria in casa che non arriva mai e che non arriva più nemmeno in trasferta e a cui si aggiungono mortificanti rovesci che ne fanno ben presto la difesa più perforata della categoria, tipico dato delle squadre allenate da Zeman. Il quale viene esonerato al termine dell’ultima gara dell’anno 2014, che vede una nuova sconfitta al Sant’Elia al cospetto della capolista, la solita Juventus, e una classifica sempre più pericolosa con il Cagliari terzultimo e la concorrenza che tende a scappare.

Il sostituto è una vecchia gloria, da calciatore, della Sardegna, cioè Zola, alle prime esperienze come allenatore e all’esordio su una panchina di Serie A. Un esordio che sarà memorabile in negativo perché la prima disastrosa gara sotto la sua gestione è un’umiliante sconfitta 5-0 sul campo del Palermo. Dopo questa gara, tuttavia, il nuovo tecnico sembra riuscire a fare cambiare marcia ai suoi. Arriva, infatti la tanto sospirata prima vittoria casalinga, contro il Sassuolo, che avvia tre risultati utili consecutivi perché seguono un pari esterno e la seconda consecutiva vittoria casalinga, nello scontro diretto contro il Cesena, che fa nuovamente uscire i rossoblù dalla zona retrocessione. Di rilievo statistico, in negativo, il fatto che mai in precedenza il Cagliari, a livello di Serie A, ha dovuto attendere la 18ma giornata per ottenere la prima vittoria casalinga.

Questo illusorio trend positivo di questo scorcio di campionato avviene in corrispondenza della finestra invernale del calciomercato che vede, per il Cagliari, un’altra partenza eccellente, quella di Ibarbo che passa alla Roma. Gli altri due trasferimenti in uscita riguardano Del Fabro che passa al Pescara in Serie B e Eriksson, calciatore sfortunatissimo perché incredibilmente falcidiato dagli infortuni che ne hanno condizionato il rendimento nel corso della sua esperienza in rossoblù, che torna in patria. In arrivo c’è un nuovo portiere che è il croato Brkic, dall’Udinese, insieme a ben altri tre attaccanti, cioè il suo connazionale Cop, il belga Mpoku e il ceco Husbauer e un difensore, l’uruguayano Gonzalez, proveniente dal Verona.

Il buon momento del Cagliari, tuttavia, finisce in fretta. Nelle sei partite successive alla vittoria contro il Cesena i rossoblù raccolgono solo un punticino e anche per Zola, con la squadra penultima in classifica e con l’ultimo posto utile per la categoria distante quattro punti, è tempo di esonero. Il suo successore altri non è che il suo predecessore, cioè Zeman. Che parte con una coraggiosa prestazione casalinga contro l’Empoli contro il quale il Cagliari, in vantaggio 1-0 maturato nel primo tempo, vede sfumare proprio all’ultimo minuto un successo che avrebbe potuto accendere qualche speranza.

Diventa invece il preludio a quattro sconfitte consecutive che portano il Cagliari, ancora penultimo in classifica, ma con distacco dal quartultimo posto salito a ben nove punti, a cambiare ancora una volta guida tecnica. Il nuovo allenatore, è un altro ex calciatore rossoblù cioè Festa. Il quale altro non può fare se non dare il giusto dignitoso finale per una stagione oramai compromessa. E si può dire che riesca nell’impresa perché il suo esordio è una vittoria sul campo della Fiorentina che mancava dai tempi di Riva e anche perché i rossoblù riescono clamorosamente, almeno dal punto di vista teorico, a sperare nella conferma della categoria.

Purtroppo una della gare più importanti del finale di stagione, cioè la partita successiva alla vittoria di Firenze, ancora una volta fuori casa, sul campo del Chievo, viene persa e il netto successo casalingo sul Parma (4-0) e il successivo pareggio di prestigio ottenuto sul campo della Juventus, già matematicamente Campione d’Italia, serve solo ad allungare l’agonia. La gara successiva, in casa contro un Palermo senza motivazioni di classifica, è decisiva, serve a tutti i costi una vittoria, invece arriva una sconfitta che sancisce la matematica retrocessione rossoblù. Le ultime due partite di campionato, entrambe vinte, servono solo ad aumentare i rimpianti per una salvezza che è rimasta distante solo tre punti nei confronti dell’Atalanta, l’ultima delle non retrocesse, contro la quale i rossoblù hanno ottenuto due sconfitte su due in campionato. Una retrocessione arrivata per il disastroso rendimento interno, il peggiore di tutta la Serie A, insieme al Cesena, altra squadra retrocessa, con ben undici sconfitte casalinghe (e questo primato negativo è solo del Cagliari) e la peggiore difesa nelle gare tra le mura amiche. I rossoblù non sono riusciti, in questa stagione, ad ottenere più successi in casa che in trasferta.

A fare compagnia a Cagliari e Cesena è il Parma, squadra attanagliata per tutta la stagione da gravissimi problemi societari di tipo economico, che lo hanno addirittura portato ad un passo dalla rinuncia al campionato a stagione in corso, vicenda che comunque avrà l’epilogo, una volta finito il campionato, del fallimento che lo porterà a ripartire dalla Serie D. Cesena e Parma sono state le squadre meno vincenti in trasferta, un solo successo. Nei quartieri opposti della classifica, quelli nobili, registriamo, per la quarta volta consecutiva, lo scudetto alla Juventus, allenata in questa stagione da Allegri, ex del Cagliari. La formazione piemontese, che avrà anche in questa annata la Roma come antagonista in campionato, tiene la testa della classifica ininterrottamente dalla prima all’ultima giornata, chiudendo addirittura i conti con la matematica con ben quattro giornate di anticipo e finendo con diciassette punti di vantaggio sulla seconda in classifica, la Roma, appunto.

Per la Juventus, unica squadra senza sconfitte interne, primati stagionali come migliore attacco e migliore difesa (sia casalinga che in trasferta) mentre il primato per le reti segnate in casa sarà del Napoli e per quelle in trasferta di Fiorentina e Lazio. Per il Cagliari, in questa stagione, sono scesi in campo ventinove calciatori, nessuno dei quali disputerà tutte le gare di campionato. Il più presente è stato Ekdal con trentatré partite giocate, il miglior realizzatore Sau con sette reti.