Campionato Serie A
Per parlare della stagione 1996/97 bisogna iniziare dalle premesse in cui parte. Infatti sul finire della stagione precedente, un semisconosciuto calciatore belga, un tal
Jean Marc Bosman intraprende una causa al tribunale ordinario contro la squadra belga in cui giocava che gli ha impedito, una volta scaduto il contratto, di passare ad una
squadra francese. La sentenza, che dava ragione al calciatore, equiparava i calciatori appartenenti alla Comunità Europea a qualsiasi lavoratore e in quanto tali potevano
liberamente circolare, per il lavoro, nei paesi della comunità Europea. La qual cosa, tradotta, comportava un esponenziale aumento del numero dei calciatori stranieri in
ciascuna squadra e il Cagliari, in questo, non faceva eccezione, con un numero di stranieri che passava da tre a otto.
Aldilà di questa importante constatazione, il numero di variazioni nella rosa rispetto alla stagione precedente è notevole. E la rosa rossoblù verrà fuori molto indebolita
perché ad andare via saranno dei big come la coppia di difensori centrali Firicano/Napoli che andranno rispettivamente alla Fiorentina e alla Reggina e il bomber Oliveira,
anch’egli alla Fiorentina. Altro big che va via, anch’egli alla Fiorentina, è Pusceddu. Le altre partenze riguardano Fiori e Bonomi, che vanno entrambi al Cesena in B così
come va in B, destinazione Padova, Lantignotti. Infine Venturin che rientra alla Lazio per fine prestito.
Gli arrivi, come dimostrerà il campo, si dimostrano quasi tutti ben lungi dall’essere all’altezza dei partenti e la cosa verrà pagata coi risultati. Trattasi dell’attaccante
Banchelli che arriva dalla Fiorentina, di Bettarini e Cozza, entrambi provenienti dalla Lucchese, squadra di Serie B, così come vengono dalla B i difensori Grassadonia
(Salernitana) e Scugugia (Cesena). Decisamente meglio Berretta che rientra in rossoblù, stavolta in pianta stabile, dopo l’esperienza in prestito dalla Roma due stagioni
prima. Poi i già citati stranieri, che sono la coppia di Svizzeri Pascolo e Vega, il danese Lonstrup e l’attaccante Romero, uruguayano come i confermati Silva e O’Neill.
E uruguayano è anche il tecnico. Trattasi di Gregorio Perez, all’esordio in Serie A. Altra importante novità è la possibilità di portare in panchina due calciatori in più
rispetto alla precedente stagione.
Il massiccio rinnovamento dell’organico, con gli inevitabili problemi di amalgama, gli stranieri che devono, inevitabilmente, avere un minimo di tempo per ambientarsi e lo
sminuito valore tecnico della squadra nella campagna trasferimenti, creano un mix che rende l’avvio di campionato del Cagliari assolutamente negativo. Si parte con una
vittoria alla prima giornata al Sant’Elia contro l’Atalanta che è solo illusoria. Nelle successive cinque partite, infatti, si ottiene solo un punticino esterno alla quarta
giornata sul campo del Verona, squadra che, al momento era ultima in classifica a quota zero e il 20 ottobre, dopo la sconfitta sul campo della Lazio, anche a causa di una
clamorosa svista arbitrale che non si accorge di un pallone entrato oltre la linea di porta in occasione di un colpo di testa di Vega, con il Cagliari, però, in undici contro dieci per quasi tutta la gara, il presidente Cellino, noto per la sua poca pazienza, decide di cambiare guida tecnica al Cagliari e arriva in rossoblù il meglio riguardo la lotta per non retrocedere con Mazzone libero che rientra così in rossoblù.
Ma anche il nuovo tecnico ha bisogno di un minimo di tempo per inquadrare la situazione e non può evitare un’altra sconfitta esterna nel suo esordio stagionale. La prima al
Sant’Elia è vittoriosa ma questo sarà l’unico successo nelle sue prime otto partite. La chiusura dell’anno solare 1996 ha un risvolto ancor più negativo in sintonia con
quella che è stata questa prima parte di campionato. Infatti, alla sconfitta di Firenze, si accompagna il grave infortunio di Bisoli che rimarrà fuori causa per tutta la
stagione. Grave infortunio che non è il primo stagionale in casa rossoblù. Infatti meno di un mese prima la stessa sorte era toccata a Banchelli, che aveva dato un buon
contributo come segnature (tre in cinque partite) prima che un infortunio lo mettesse fuori causa per tutta la stagione.
Arriva così la sosta con il Cagliari terzultimo e lontano sei punti dalla zona salvezza. Una sosta che, se non altro, è utile al tecnico Mazzone per tirare una somma su
questa prima parte assolutamente negativa di campionato. La prima riflessione, d’obbligo, riguarda i calciatori della rosa a disposizione del tecnico, che in molti uomini,
alcuni dei quali i nuovi arrivi, non si è dimostrata all’altezza della situazione. E’ il caso, ad esempio, dei due svizzeri, il portiere Pascolo, autore di alcune incertezze
che sono costate dei punti in classifica, o del difensore Vega che, con un fallo di mano all’ultimo minuto della partita sul campo dell’Inter, che vedeva il Cagliari
sorprendentemente in vantaggio, ha privato i rossoblù di una vittoria che pareva oramai certa. Ma è anche e soprattutto il caso dell’attaccante uruguayano Romero, oggetto
misterioso che passerà alla storia rossoblù nella categoria dei bidoni.
Per evitare la retrocessione l’arrivo di forze fresche è indispensabile e in questo il presidente Cellino si muove già a dicembre. Arrivano due calciatori tra i più quotati
sul mercato di riparazione. Minotti in difesa, proveniente dal Parma e soprattutto Tovalieri, attaccante che aveva iniziato la stagione con la Reggiana, squadra ultima in
classifica e con la quale aveva realizzato quattro reti. E il caso vuole che Tovalieri esordisca al Sant’Elia proprio contro la Reggiana, la sua squadra fino alla partita di
sette giorni prima. Una volta fatti debuttare questi due elementi rimane il problema del portiere perché Pascolo continua con le sue incertezze e viene momentaneamente
rimpiazzato dal secondo, Abate. E in occasione della prima giornata del girone di ritorno fa il suo esordio Sterchele, che aveva giocato la prima parte della stagione nella
Roma. E Pascolo, Vega e Romero fanno le valigie.
Nonostante l’arrivo delle forze fresche il Cagliari continua a stentare in campionato. Nelle dodici partite successive al vittorioso esordio di Mazzone al Sant’Elia si
ottiene una sola vittoria, peraltro molto importante, visto che si trattava di uno scontro diretto casalingo contro il Piacenza. E si sono ottenuti anche pesanti rovesci,
specialmente in trasferta dove non si riesce a schiodare lo zero dalla casella delle vittorie. Una delle poche note positive consiste nel fatto che Tovalieri si rivela un
acquisto azzeccatissimo, visto che segna con una buona continuità. Una tappa importante di questo campionato è la partita in casa della 21ma giornata, uno scontro diretto
contro il Verona, terzultimo e avanti di un punto, che viene sconfitto e scavalcato. Con questo successo il Cagliari inizia la rincorsa al quartultimo posto, occupato dal
Perugia che viene raggiunto proprio alla vigilia dello scontro diretto, da disputare in Umbria. Trasferta dalla quale i rossoblù escono ancora una volta sconfitti. In ogni
caso si arriva a questo punto del campionato con la lotta per evitare la retrocessione che assume la sua definitiva fisionomia con la Reggiana che non riesce a schiodarsi
dall’ultimo posto in classifica e il Verona che, dopo la sconfitta nello scontro diretto di Cagliari, non riesce più a prendere quota in classifica.
Praticamente rimangono Cagliari, Piacenza e Perugia a lottare per un unico posto in Serie A e situazione di classifica che ondeggia a seconda dei risultati di giornata. Alla
ventinovesima giornata, cioè al quattordicesimo tentativo, il Cagliari riesce finalmente ad ottenere un successo in trasferta, dove si erano ottenuti appena tre pareggi. La
vittoria si ottiene sul campo della Reggiana e consente ai rossoblù di fare un buon balzo in classifica, il quartultimo posto in compagnia del Piacenza. Il finale di
campionato in coda alla classifica è da brivido con il Cagliari che passa di settimana in settimana dalla speranza al pessimismo e con Perugia e Piacenza ad accompagnare i
rossoblù in un destino comune. Dopo Reggio Emilia arriva la pesante sconfitta di Bologna a cui segue un convincente e rotondo successo interno sulla Fiorentina, alla vigilia
dello scontro diretto di Piacenza che arriva con le due squadre appaiate al quartultimo posto e il Perugia, due punti sotto, che deve giocare sul campo di una Reggiana oramai
matematicamente retrocessa.
I risultati sul campo danno ragione ai pronostici della vigilia con il Perugia che vince facile a Reggio e Cagliari e Piacenza che non riescono a superarsi e dividono la
posta in palio. Quindi le tre squadre a pari punti a centottanta minuti dal termine del campionato. La penultima sembra essere quella decisiva. In negativo per il Cagliari
perché i rossoblù, impegnati nell’ultimo appuntamento casalingo contro la Sampdoria, vengono sconfitti 4-3 in una gara dalle mille emozioni e paiono spacciati. Perché il
Perugia vince e pare dare l’allungo buono, tre punti su Cagliari e Piacenza, squadra pesantemente sconfitta a Udine, a novanta minuti dal termine del campionato.
Ma il calendario prevede all’ultima giornata proprio lo scontro diretto a Piacenza tra le due antagoniste del Cagliari nella lotta per non retrocedere e la cosa, naturalmente,
rimette tutto in gioco. Il Cagliari, ospite di un Milan deludentissimo in campionato e oramai demotivato dalla sua posizione di centroclassifica, ottiene un successo che
mancava da ventuno anni mentre il Piacenza fa suo lo scontro diretto. Questa concomitanza di risultati fa chiudere le tre squadre a pari punteggio in classifica e porta alla
stesura della classifica degli scontri diretti che decreterà una immediata retrocessione e uno spareggio che deciderà la seconda.
La retrocessione diretta tocca al Perugia, che fa compagnia a quelle decretate già sul campo di Verona e Reggiana, mentre le altre due dovranno spareggiare in campo neutro.
Il quale parte già con il piede sbagliato per il Cagliari, visto che la sede di Roma, cioè quella geograficamente più logica per i rossoblù, viene scartata in nome di un
presunto vantaggio che avrebbe il Cagliari in quanto l’allenatore è proprio di Roma. E viene scelta la città di Napoli, ignorando il fatto che il tecnico del Piacenza, Mutti,
è già d’accordo per allenare il Napoli la stagione successiva. Di fatto viene applicato il detto “due pesi e due misure” con una sede che, tra le altre cose, è
geograficamente più lontana da Piacenza più di Roma e quindi più scomoda da raggiungere per tutte due le tifoserie.
Ad ogni buon conto la data stabilita è domenica 15 giugno 1997, quattordici giorni dopo la fine del campionato e per questo storico appuntamento c’è un esodo biblico della
tifoseria cagliaritana che raggiunge Napoli con ogni mezzo. Purtroppo la prestazione sul campo della squadra rossoblù non ripaga l’entusiasmo dei tanti tifosi al seguito
della squadra. Il Cagliari sbaglia completamente l’approccio alla partita trovandosi sotto di due reti già nel primo tempo e con, per giunta, un calcio di rigore in favore
della squadra avversaria sul finire della frazione di gioco, che potrebbe chiudere anzitempo la contesa con largo anticipo. L’errore dagli undici metri sul calcio di rigore
e la rete del solito, immancabile e irriducibile Tovalieri all’inizio della seconda parte della contesa danno la speranza al Cagliari per il finale di gara dove, invece, è il
Piacenza ad avere l’ultima parola per un 3-1 finale che, per quanto si è visto in campo, non ammette discussioni.
Arriva così la retrocessione dopo sette stagioni consecutive in Serie A, con il memorabile saluto di Tovalieri in lacrime sotto la curva di tifosi sardi. Per quanto riguarda
la restante storia del campionato, questo ha visto il ritorno al successo della Juventus che prende la testa della classifica all’undicesima giornata e conquista la certezza
matematica del titolo alla penultima di campionato. Nelle parti alte della classifica nella prima parte del campionato si affaccia anche l’Inter, che esce presto dalla
contesa per il titolo concludendo al terzo posto. Ma anche e soprattutto squadre poco avvezze, in questi ultimi anni, a occupare le parti nobili della classifica, come
Bologna e Vicenza. Addirittura questi ultimi si toglievano la soddisfazione di rimanere da soli in testa alla classifica alla decima giornata ma soprattutto conquistavano la
Coppa Italia.
Nel girone di ritorno la migliore è stata il Parma, formazione capace di conseguire quattro punti in più della Juventus e ultima antagonista nella lotta per il titolo nonché
primatista stagionale per numero di vittorie e migliore difesa interna. La formazione emiliana pagava il ritardo nel girone di andata e chiudeva con due punti di ritardo
rispetto agli avversari. Merita citazione anche un’altra squadra poco avvezza alle parti alte della classifica e che ha vivacizzato il campionato, specialmente nel girone di
ritorno, chiudendo quinta in classifica, cioè l’Udinese, e la Sampdoria, migliore attacco del torneo.
Per quanto concerne le altre statistiche, è stato un campionato dove nessuna squadra è stata capace di mantenere imbattuto il proprio terreno di gioco e con Piacenza
(peggiore attacco esterno) e Verona senza successi in trasferta. La Reggiana, ultima in classifica, otteneva due primati assoluti riguardo il numero delle vittorie, in
negativo, riguardo i campionati a diciotto squadre. Quello in assoluto riguardo quelle interne (zero) e quello a pari demerito con altre due squadre di campionati del passato
per quelle totali (appena due).
Per il Cagliari, che chiude il campionato con il primato di autoreti, sette, scendevano in campo un complessivo di venticinque calciatori, nessuno dei quali ha giocato tutte
le gare di campionato. Primatista di presenze è Pancaro con trentatre gare disputate, miglior realizzatore Tovalieri con dodici reti, due più di Muzzi. Dodici reti che per
Tovalieri diventano sedici in campionato considerate le quattro realizzate ad inizio di stagione con la maglia della Reggiana che lo pongono al quarto posto nella classifica
marcatori.