La storia del Cagliari
Tutta la cronistoria rossoblù, partita per partita
1982/83
Campionato Serie A
Il Cagliari, in questa stagione 1982/83, quella post mondiale, un campionato vinto in maniera esaltante dalla nazionale di Bearzot in Spagna, dà, suo malgrado, seguito al trend negativo di questo suo periodo storico, che è di fase calante.

Reduce da una sudatissima conferma di categoria, in bilico fino all’ultimo minuto dell’ultima giornata, in questa stagione arriverà addirittura la retrocessione. Un declassamento che, per come si era messo il campionato, ha addirittura del clamoroso, con una salvezza tranquillamente a portata di mano e sfuggita banalmente nelle ultime battute del torneo.

Seguendo l’onda del momento, che prevedeva l’ingaggio di calciatori stranieri di grande nome e di talento (o presunti tali), il Cagliari si adegua inserendo nella sua rosa due atleti d’oltre frontiera. Il tesseramento di calciatori stranieri è consentito dalla stagione 1980/81 (massimo uno per squadra) ma solo in questa annata, in cui si decide di portare da uno a due il numero di calciatori tesserabili, il Cagliari sfrutterà l’opzione.

E così, evento che non si verificava dalla stagione 1975/76, ultima stagione in rossoblù del brasiliano Claudio Nenè, il Cagliari non sarà più solo italiano. I due nuovi elementi che dovranno vestire la casacca rossoblù nel campionato dei Campioni del Mondo provengono dal Sudamerica. Si tratta del centrocampista peruviano Uribe e dell’attaccante uruguayano Victorino.

Il primo, che ha disputato i mondiali, incontrando, da avversario, la Nazionale italiana di Bearzot, arriva con l’importantissima etichetta di essere il terzo migliore calciatore del Sudamerica dopo due mostri sacri quali l’argentino Maradona e il brasiliano Zico. Il secondo si è fatto notare un po’ di mesi prima per avere trascinato la sua Nazionale alla vittoria nel torneo disputato in patria che prevedeva la partecipazione delle Nazionali che avevano vinto almeno una Coppa del Mondo. Torneo nel quale era stato il cannoniere principe segnando anche contro l’Italia. Ma anche per essere stato il realizzatore della rete decisiva che consentiva l’aggiudicazione alla sua squadra di Club, il Nacional di Montevideo, della prima Coppa Intercontinentale disputata in quella che per molti anni sarà la sede della finale, cioè Tokyo, in Giappone, nell’1-0 a danno del Nottingham Forest.

Con due simili elementi in rosa si pensa di potere fare a meno di nomi importanti nella stagione precedente e il mercato stravolge un po’ la rosa. L’errore si rivelerà madornale perché il campionato dimostrerà che i nuovi arrivi saranno ben lungi dall’essere all’altezza dei predecessori. Questo perché il talento di Uribe dimostrerà di essere fine a se stesso e di poca utilità alla causa in quanto accompagnato da una certa dose di supponenza che male si adatta ad una squadra come il Cagliari, destinata a lottare per non retrocedere. Il peruviano si considera una stella di prima grandezza nonostante le prestazioni in campo non supportino questa tesi e male si adatta alle decisioni tecniche dell’allenatore che, impossibilitato a negare l’evidenza, deve giocoforza metterlo in panchina visto il suo rendimento. E proprio il rifiuto di qualche panchina minerà l’equilibrio interno dello spogliatoio con risultati sconfortanti.

Riguardo Victorino, entrerà di diritto nella storia rossoblù in maniera leggendaria nella categoria dei bidoni, suscitando ironie che resisteranno negli anni a venire. In campo dimostrerà una incredibile staticità e una clamorosa avulsia alla manovra e al gioco di squadra dando l’impressione, a chi assiste alle partite del Cagliari con lui in campo, che si giocasse in dieci. Il suo esordio ufficiale diventa un triste presentimento con un calcio di rigore tirato malissimo e sbagliato in Coppa Italia contro la Reggiana. In una gara, tra le altre cose, sospesa perché i tifosi locali, imbufaliti contro l’arbitro proprio per la sua decisione di concedere il calcio di rigore al Cagliari, lanciano oggetti in campo colpendo e ferendo proprio il direttore di gara al punto da rendere impossibile la prosecuzione del suo arbitraggio. L’esperienza in rossoblù di Victorino sarà fatta di dieci bruttissime presenze in campionato con nemmeno l’ombra di una rete, per la quale ci si dovrà accontentare della Coppa Italia, con due segnature, delle quali una su calcio di rigore. Le partenze rispetto alla rosa di un anno prima sono, come detto, pesanti e importanti e riguardano tutti i reparti. Il portiere Corti va all’Udinese, in difesa Logozzo va al Bologna, Longobucco al Cosenza e Brugnera al Carbonia; a centrocampo Bellini va all’ambiziosa Fiorentina vicecampione d’Italia, Goretti e Osellame in B rispettivamente al Campobasso e all’Atalanta e per finire in attacco con Ravot che va al Padova e soprattutto il bomber Selvaggi, reduce dalla spedizione azzurra in Spagna, che va al Torino.

Degli arrivi, non abbiamo nessun calciatore proveniente dalla Serie A dell’anno precedente. In porta c’è Malizia, proviene dal Perugia, in difesa Bogoni dalla Sambenedettese, a centrocampo Mariano Marchetti e Rovellini dalla Pro Patria, Sacchi dalla Lodigiani e Mazzarri dal Pescara. Con quest’ultimo che avrà l’esperienza in rossoblù brevissima, dato che verrà ceduto al mercato di riparazione. Nuovo è anche il tecnico, trattasi di Gustavo Giagnoni.

La stagione inizia in modo positivo con la qualificazione al secondo turno della Coppa Italia ma in campionato è un’altra musica. L’avvio è stentato perché la squadra pecca in esperienza e le tante facce nuove non favoriscono certo l’amalgama, senza contare l’apporto negativo fornito dagli stranieri. A cui c’è da aggiungere il palese sbaglio nella campagna acquisti. Infatti Malizia, il sostituto di Corti, elemento di per sé difficile da sostituire, non rende al meglio ad inizio stagione e si punta su Goletti che dimostra tutti i suoi limiti nelle prime quattro giornate, quelle in cui viene schierato. Per un altro insostituibile, cioè il capitano Brugnera, ultimo reduce dello scudetto, si decide di puntare sul giovane Loi, cresciuto nel vivaio rossoblù, che, parimenti, non si dimostrerà all’altezza, per non parlare della mancanza di Selvaggi in attacco. Il tutto si traduce, in campo, in un avvio di campionato disastroso e in sei delle prime otto giornate i rossoblù occupano l’ultimo posto in classifica.

Finalmente la dirigenza si decide di correre ai ripari e vengono ingaggiati ancora calciatori provenienti dalla Serie B al mercato autunnale di riparazione. Trattasi di Vavassori in difesa, il libero destinato a sostituire Loi come successore di Brugnera, quindi il centrocampista Pileggi e il giovane attaccante attaccante Fabio Poli, provenienti entrambi dal Bologna. Le cose migliorano immediatamente tant’è vero che, proprio il giorno dell’esordio di Vavassori e Pileggi, alla nona giornata, per il Cagliari, ultimo in classifica da solo arriva, finalmente, il primo successo in campionato e lo si ottiene contro il Catanzaro che precedeva di un punto i rossoblù e che viene così scavalcato.

Per il Cagliari si avvia così, in maniera insperata, una serie positiva che lo rilancia alla grande in classifica. I rossoblù viaggiano addirittura in media scudetto, vincendo in casa e pareggiando in trasferta. Uno di questi pari è ottenuto nella prima gara del 1983, sul campo della Juventus che fino a quel momento aveva sempre vinto in casa. Il culmine della serie positiva arriva alla fine del girone di andata, allorquando la vittoria interna sull’Ascoli, propiziata, tra gli altri, da una rete di Poli, che esordiva in questa stagione in Serie A, porta il Cagliari al settimo posto, con la media esatta di un punto a partita e le prospettiva di un girone di ritorno che possa regalare soddisfazioni.

Invece proprio alla prima di ritorno la serie positiva si interrompe perché il calendario riserva al Cagliari la trasferta sul terreno della Roma, che concludeva al primo posto il girone di andata e che in casa, fino a quel momento del campionato, ha sempre vinto con i rossoblù che, a differenza di quanto accaduto contro la Juventus, non riescono a togliere i primi punti interni all’avversario. Il girone di ritorno vede il Cagliari in netto rallentamento e, come all’andata, il primo successo avviene alla nona giornata contro il Catanzaro. Tuttavia la salvezza non sembra in discussione anche perché, sette giorni dopo l’unico successo esterno del campionato, sul campo del Catanzaro, appunto, arriva la seconda vittoria di fila sconfiggendo in rimonta 2-1 il neopromosso Verona, sorprendentemente terzo in classifica al momento. Sarà, questo, l’ultimo successo in campionato del Cagliari ma i ventiquattro punti accumulati in venticinque partite sembrano tenere al riparo i rossoblù da ogni sgradevole sorpresa. Ma la sconfitta della 26ma nello scontro diretto di Napoli e il pari interno con un Cesena penultimo in classifica e che, fino a quel momento, aveva sempre perso in trasferta nel girone di ritorno, dopo avere concluso il girone di andata a pari punteggio con il Cagliari, rimettono tutto in discussione.

Alla 28ma il pareggio sul campo della Sampdoria sembra essere quello decisivo per la conferma della categoria. Rimane un punto da conquistare negli ultimi centottanta minuti di gioco. Ma alla 29ma il Cagliari, pur concludendo il primo tempo in vantaggio, viene sconfitto in casa dalla Juventus e l’ultima di campionato prevede un drammatico (sportivamente parlando) scontro diretto sul campo dell’Ascoli, terzultimo in classifica a quota venticinque con i rossoblù appena un punto sopra. Ascoli con un’unica possibilità per evitare la retrocessione (la vittoria) e con il beneficio del fattore campo. Cagliari con due risultati su tre per rimanere in Serie A.

Le altre due squadre in lotta per non retrocedere sono Pisa e Napoli che, dovendo affrontare squadre che nulla avevano più da chiedere alla classifica, ottengono il risultato che vale la conferma nelle categoria. Tra Ascoli e Cagliari la spunta l’Ascoli che sconfigge gli avversari in una partita con poca storia mandando la formazione sarda in Serie B. Un risultato beffardo per una squadra comunque capace di totalizzare ventisei punti, uno in più della precedente stagione.

Riguardo la restante storia del campionato, l’ultimo di Serie A a sedici squadre disputato dal Cagliari, lo scudetto viene vinto, dopo la bellezza di quarantuno anni, dalla Roma che precede in classifica la Juventus campione uscente ma partita in ritardo rispetto agli avversari senza che riesca la rimonta nonostante la doppia vittoria nei due scontri diretti.

Il primo antagonista della Roma in questo campionato è stato il sorprendente neopromosso Verona che, dopo l’ultimo posto solitario alla seconda giornata, a quota zero, centra una serie di cinque vittorie consecutive che lo porta in vetta alla classifica a pari punti con la Roma. La quale chiude in testa il girone di andata un punto sopra la squadra veneta e con alle viste lo scontro diretto da disputare a Verona, che potrebbe valere un clamoroso sorpasso. Invece la gara termina in parità e il Verona rallenta in classifica, riuscendo comunque a concludere ad un ottimo quarto posto che vale il diritto per la disputa della Coppa U. E. F. A. della stagione successiva e che è anche arricchito dal raggiungimento della finale di Coppa Italia. Il rallentamento in classifica del Verona favorisce la rimonta della Juventus che, come detto, si ferma al secondo posto.

In questo campionato nessuna squadra riuscirà a mantenere inviolato il proprio campo e, dal punto di vista statistico, è da segnalare il primato assoluto di pareggi per i campionati a sedici squadre, ottenuto dall’Udinese, con venti gare terminate in parità. Per il Cagliari scenderanno in campo un complessivo di ventuno calciatori. Primatisti di presenze saranno Azzali e Restelli, che disputeranno tutte le trenta partite di campionato, primatista di segnature è Piras con nove reti.