La storia del Cagliari
Tutta la cronistoria rossoblù, partita per partita
1964/65
Campionato Serie A
Prima, storica presenza in Serie A, per il Cagliari. E’ la stagione 1964-65 e il massimo torneo calcistico nazionale vede un formato del campionato di diciotto squadre per un totale di trentaquattro partite. Esordio in A anche per le altre due neopromosse (Varese e Foggia). Tutte tre queste squadre centreranno con buona personalità il loro obiettivo della conferma della categoria.

Per questa stagione d’esordio si sceglie di continuare, in massima parte, con l’organico che in tre anni ha portato i rossoblù dalla C alla A. A partire, naturalmente, dall’allenatore che è sempre Arturo Silvestri.

L’unica partenza di rilievo è quella del bomber Danilo Torriglia, trentadue reti e due promozioni nei suoi tre anni in rossoblù. Al suo posto arriva uno dei due nuovi sudamericani per questa stagione, che portano e tre il numero di questi atleti considerando l’argentino Longo. Si tratta del peruviano Gallardo, all’esordio nel campionato italiano. L’altro sudamericano che arriva non è esordiente. Infatti si tratta del ventiduenne brasiliano Claudio Nenè, portato in Italia nientemeno che dalla Juventus la stagione precedente. Nenè, giovane promessa, ha giocato nel suo paese con la maglia del Santos, tra le cui fila militava il più grande di tutti, Pelè, e la sua bravura convince i dirigenti bianconeri a portarlo in Italia. Dove, tuttavia, viene impiegato come centravanti, ruolo nel quale non si esprime al meglio. E così, nonostante una discreta stagione condita da undici reti in campionato, verrà ceduto al Cagliari. La storia dirà che questa sorta di equivoco tattico che porterà alla cessione di Nenè farà la fortuna del Cagliari negli anni a venire. Negli altri reparti segnaliamo l’arrivo del centrocampista Visentin, proveniente dal Bari e del mediano Cera, proveniente dal Verona e che disputerà un grande campionato.

Dopo l’esordio stagionale vincente in Coppa Italia, il Cagliari debutta in Serie A sette giorni dopo, a Roma. E’ domenica 13 settembre 1964 e si gioca, allo stadio Olimpico, Roma-Cagliari. I rossoblù pagano l’emozione dell’esordio subendo due reti nel primo tempo (anzi, una è un’autorete, di Greatti) e nella ripresa la rimonta finisce a metà, con lo stesso Greatti che realizza la prima storica rete in A del Cagliari. Si perde 2-1 destando comunque una buona impressione. Che verrà confermata la settimana successiva allorquando, di scena al Comunale di Torino, si riesce a fermare sullo 0-0 nientemeno che la Juventus. L’esordio all’Amsicora è datato 27 settembre 1964, ospite la Sampdoria, si pareggia 1-1 e l’onore di realizzare la prima, storica, rete casalinga in A, tocca a Riva. Alla quarta giornata arriva la prima vittoria, con il Vicenza sconfitto all’Amsicora, a cui segue un altro pareggio esterno, a Mantova. Insomma, un incoraggiante inizio con una vittoria, tre pareggi e una sconfitta e cinque punti in classifica. Ma a questa convincente primissima parte del campionato segue un lungo periodo di crisi e l’anno solare 1964 si chiude in maniera disastrosa.

Infatti dopo una serie di otto partite nelle quali si raccolgono appena due pareggi e si segnano solo due reti, il Cagliari, di scena sul campo del Torino il 27 dicembre 1964, viene sonoramente sconfitto 4-0 e subisce l’umiliazione dell’ultimo posto in classifica da solo. Tre settimane più tardi finisce il girone di andata e il Cagliari è sempre ultimo, stavolta in compagnia del Mantova e con alle viste due partite certamente non facili, all’Amsicora, contro Roma e Juventus.

Succede, invece, che parte la riscossa rossoblù, che vincono tutte due le partite con il punteggio di 1-0. Dopo due sconfitte, sempre con il punteggio di 1-0, nelle due successive trasferte, il Cagliari comincia a volare. Nelle rimanenti tredici partite si ottengono ben dieci vittorie e un pareggio. Si perde solo sul campo della grande Inter, che si laureerà Campione d’Italia, e all’Amsicora contro il Torino, che finirà terzo e che infligge ai rossoblù l’ultima sconfitta stagionale. La salvezza matematica arriverà proprio sette giorni dopo con il successo all’Amsicora nello scontro diretto contro il Genoa. Classifica finale che parlerà di trentaquattro punti conquistati, media di uno a gara, e sesto posto finale a pari merito col Bologna campione uscente. Un girone di ritorno esaltante con venticinque punti conquistati, peggio solo dell’Inter (unica squadra senza sconfitte interne) che ne conquista ventinove.

La retrocessione sarà a danno di Genoa, Messina e Mantova (unica senza vittorie esterne). Per queste ultime due la condanna della matematica arriva a tre giornate dal termine mentre il Genoa cade a beneficio della concittadina Sampdoria solo all’ultimo turno. Come già detto il titolo messo in palio, il maggiore a livello nazionale e cioè l’ambitissimo scudetto, viene conquistato dall’Inter. I nerazzurri sono reduci da un campionato terminato al primo posto a pari merito col Bologna e perso allo spareggio e a sua volta arrivato dopo un altro campionato vinto e stanno vivendo un periodo storico di grandi successi al punto di presentarsi ai nastri di partenza come campioni d’Europa e del Mondo. Godono, naturalmente, dei favori del pronostico e riusciranno a rispettare le previsioni della vigilia. Ma il campionato è stato tutt’altro che una passeggiata ed ha visto protagonista per la maggior parte della stagione la rivale concittadina, cioè il Milan che è stato in testa alla classifica per ben ventotto delle trentaquattro giornate di campionato, di cui ventitrè da solo. Il Milan, primo al termine del girone di andata, arriva alla diciannovesima di campionato imbattuto e con sette punti di vantaggio, il massimo stagionale, sugli antagonisti, ma da lì in avanti inizia la lenta ma inesorabile rimonta dei nerazzurri che prenderanno definitivamente la testa della classifica da soli alla trentunesima giornata. Un secondo posto un po’ beffardo per i rossoneri, che finiranno tre punti sotto i Campioni. Dietro le milanesi c’è il vuoto in classifica con il Torino terzo staccato di sette punti dal Milan e di dieci dall’Inter. A testimonianza di quanto le milanesi abbiano fatto un campionato a parte e di quanto la concorrenza non sia riuscita a stare al loro passo, il fatto che delle altre sedici squadre saranno solamente tre quelle con la media superiore ad un punto a partita e che non avranno un numero di sconfitte a doppia cifra.

Come nella precedente stagione i calciatori che scenderanno in campo per il Cagliari saranno diciassette, dei quali ben dodici saranno gli esordienti. Il più presente sarà uno dei nuovi arrivati, Cera, che giocherà tutte le trentaquattro partite. Il miglior realizzatore sarà il più giovane di tutti, il sempre più convincente Riva, autore di nove reti. Tanto convincente che non sfuggirà all’attenzione del commissario tecnico della nazionale Fabbri, che lo convocherà per l’ultima amichevole stagionale degli azzurri, disputata dopo il termine del campionato, domenica 27 giugno 1965 a Budapest. L’incontro, terminato 2-1 in favore dell’Ungheria, vedrà anche l’esordio dell’attaccante rossoblù che, partito dalla panchina, subentrerà a Pascutti dall’ottavo minuto del primo tempo. A vent’anni, dunque, nella sua prima stagione in Serie A, Riva vivrà anche l’emozione dell’esordio in Nazionale, diventando il primo calciatore del Cagliari a vestire la casacca azzurra dell’Italia.